mercoledì 27 ottobre 2010

Liberarsi dalle emozioni?

Aulo Gellio, Notti Attiche, XIX, 12 (trad. L. Rusca, dall'edizione Rizzoli, 1992, collana BUR):

Io ascoltai in Atene Erode Attico, ex console, pronunciare un discorso in lingua greca, nella quale sorpassò di gran lunga in gravità ed eleganza di dizione quasi tutti gli uomini del nostro tempo. Egli parlava contro la apatheia (insensibilità) degli Stoici, provocato da un certo Stoico che l'aveva accusato di non sopportare né da saggio né da uomo forte il dolore per la morte di un fanciullo ch'egli amava. Di tale discorso, per quanto mi ricordo, il senso era il seguente: che nessun uomo, che sentiva e pensava normalmente, poteva andar esente ed esser completamente libero da tali emozioni dell'animo, che egli chiamava pathe (sensibilità), di fronte alla malattia, al desiderio, al timore, all'ira, al piacere; e se anche riuscisse a resistere sì che esse scomparissero, ciò non sarebbe un bene, perché lascerebbe l'animo languente e intorpidito e privato del sostegno di certe emozioni, quasi necessario stimolo. Egli diceva infatti che tali sentimenti e impulsi dell'animo, che quando eccedono divengon dannosi, sono connessi e radicati in certe forze e attività dell'intelletto, e perciò se imprudentemente li sradichiamo tutti, c'è il pericolo che perdiamo anche le qualità buone e utili della mente ad essi connesse.