Mi tocca arrivare alla vigilia di Samhain (Halloween se preferite) per leggere quella che potrebbe essere definita una sorta di "bestemmia" pagana. La frase in questione suona più o meno così:
"noi onoriamo tutti gli dèi, anche quelli monoteisti, perché sono sempre dèi"
Eh?
Diciamo diplomaticamente che è un'affermazione lontana anni luce dal mio modo di concepire il paganesimo. Un po' meno diplomaticamente, ho visto Minerva togliersi l'elmo e dare una sonora testata al muro. Trovo questa affermazione di una superficialità e di una zuccherosa volontà di "peace and love" a tutti i costi assolutamente irritante. E visto che ho fatto un'affermazione a mia volta molto pesante, la spiego, com'è nel mio stile.
Intanto: di cosa parliamo quando parliamo di Dèi?
Sostanzialmente indichiamo e spesso e volentieri confondiamo due cose:
1) La percezione di un numinoso, di un'essenza divina, di una volontà, di una coscienza (come preferite) nel mondo: questa è quella che Walter Otto chiama teofania, l'apparizione del dio da cui poi discendono rito e mito.
2) La costruzione che si fa attorno a quella percezione, costruzione che dipende dalla cultura di chi percepisce. Questo per gli antichi era piuttosto chiaro, tanto che quando applicavano l'interpretatio e cioè traducevano un dio da una cultura all'altra lo facevano appunto sulla base della cultura e non della collocazione gerarchica.